Molto probabilmente sai, almeno per sommi capi, come funziona il sistema pensionistico italiano e INPS, l’organo nazionale deputato proprio alle pensioni.
Forse non sai, però, che tutto il sistema è retto su un accordo non scritto, su una consuetudine storica, che si sta avviando al declino e che potrebbe intaccare in modo profondo le possibilità di mantenere lo stesso tenore di vita che si aveva durante la carriera una volta in pensione.
Vediamo insieme i cardini di questo accordo e come funziona il metodo più semplice per porvi rimedio: la previdenza complementare!
Accordo generazionale e gobba previdenziale
L’Italia dopo la guerra ha vissuto un periodo di grande prosperità: le aziende sono cresciute, il mercato si è aperto al mondo, i tassi di impiego erano tra i più alti al mondo e le famiglie potevano permettersi un tenore di vita migliore con meno sforzo. E’ in questo clima che è stato istituito il sistema previdenziale per come lo conosciamo oggi: durante la carriera una parte dei guadagni vengono versati ad INPS, che li trattiene come un un salvadanaio e li eroga mensilmente dopo la fine del periodo lavorativo sotto forma di una pensione vitalizia.
In un’Italia bisognosa di lavoratori e in cui le famiglie si potevano permettere di avere molti figli, questo sistema ha funzionato in modo magistrale: per ogni persona che arrivava al termine della carriera, altre entravano nel mondo del lavoro mandando avanti il ciclo, cioè versando i contributi ad INPS e permettendo il pagamento delle pensioni.
Tutto il sistema si è retto sull’accordo generazionale: non una norma o una legge ma una consuetudine storica, tale per cui i giovani, con il proprio lavoro, avrebbero dovuto mantenere nella vecchiaia le generazioni precedenti ormai pensionate.
Calo demografico, studi più lunghi, cure migliori e fuga dei cervelli
A partire dagli anni ‘80 circa si sono verificate quattro condizioni contemporanee, che hanno iniziato ad incrinare questo patto generazionale.
- Le famiglie hanno iniziato a fare meno figli, e dunque hanno messo nel mercato del lavoro meno persone pronte per la propria carriera, riducendo il numero di contributi pagati ad INPS;
- I ragazzi hanno iniziato a frequentare più spesso l’università, i master, i dottorati, allungando il periodo di studi ed entrando nel mondo del lavoro (stagnante e pieno di criticità), iniziando a pagare i contributi, ben più tardi rispetto ai propri genitori o ai propri nonni;
- Gli anziani vivono più a lungo, grazie a stili di vita più sani, ad una medicina che tratta condizioni e patologie in modo più efficace. Le pensioni che potevano essere erogate per 20 o 30 anni oggi sono invece necessarie per 40 o 50, perché la vita media si è allungata esponenzialmente rispetto all’inizio dello scorso secolo;
- Più giovani di grande istruzione scelgono di mettere a frutto la propria professionalità all’estero, e non in Italia, contribuendo al sistema previdenziale del paese che hanno scelto.
Nemmeno l’immigrazione, con famiglie che mediamente hanno più figli, ha potuto coprire questo divario tra necessità di pensioni e lavoratori attivi: in Italia ci sono molti più anziani da assistere con le pensioni che persone che pagano i contributi per finanziarle.
Eccoci qui dunque, al momento in cui l’accordo generazionale salta e si verifica la gobba previdenziale, cioè il momento in cui le spese per le pensioni non sono più compensate dai contributi pagati.
Pensioni in calo e costi della vita maggiori: come mantenere il proprio tenore di vita?
Oltre a questi fattori bisogna considerare il costo della vita e il potere dell’inflazione, che diminuisce il valore del denaro e avvicina sempre più famiglie alla soglia della povertà. Per rattoppare i buchi lasciati dall’accordo generazionale fallito le pensioni sono state gradualmente ridotte e l’età per la pensione alzata.
In poche parole, andiamo in pensione più anziani e con meno denaro a disposizione. In questo scenario, mantenere lo stesso stile di vita che si aveva durante la carriera solamente grazie alla pensione INPS è quasi impossibile.
L’unico modo per riuscirci è integrare la propria pensione con un piano parallelo. Per questo, per fortuna, esistono le assicurazioni!
Come funziona la previdenza complementare
La previdenza complementare è un sistema di accumulo di denaro che ogni persona può mettere da parte durante la carriera e di cui può godere una volta arrivata in pensione. Si tratta a tutti gli effetti di una seconda pensione a cui attingere, per poter ristabilire il proprio potere di acquisto, dare forma ad un futuro oltre al periodo di lavoro, mantenere stabile il proprio tenore di vita e perché no, contribuire positivamente alla realizzazione dei figli, dei nipoti, con un sostegno economico importante.
Quali sono i vantaggi della previdenza complementare rispetto a quella pubblica?
- Il montante è gestito con maggiore autonomia: la cifra finale del tuo fondo sarà stabilita in base alle tue possibilità mese per mese, con un sistema più personalizzato rispetto ai prelievi uniformi sullo stipendio;
- Si possono interrompere temporaneamente i versamenti, oppure aumentare la quota mensile se possibile;
- Il montante finale della previdenza complementare è a tuo nome: una volta arrivati ad INPS, i contributi non hanno il nome di chi li ha versati, ma vengono utilizzati per pagare tutte le pensioni in coda;
- Il fondo pensione di previdenza complementare non è pignorabile ed è soggetto ad una tassazione agevolata.
Cosa puoi fare oggi per la tua previdenza complementare
Come amiamo ripetere, per iniziare a tutelare il proprio futuro, i propri sogni e la sicurezza della propria famiglia bisogna partire da una grande consapevolezza. La prima cosa che dovrai fare è il calcolo della tua pensione, con il nostro strumento dedicato: puoi visitare la pagina del nostro sito in cui ne parliamo per avere tutte le informazioni e prenotare un appuntamento.
Poi, potrai studiare con il tuo consulente Assicurazioni Verona un piano di previdenza complementare adatto alle tue necessità, per iniziare ad accumulare il tuo montante per il futuro!